ACQUE D’ABRUZZO (1983)
Ginestre fiorite lungo la strada
sfumano nella velocità del tempo,
un bagliore opaco
sul profilo bruno delle montagne.
Come il mistero del vento
che canta tra i boschi
d’oleandri la sua nota d’argento.
E ti chini a sfiorare l’acqua
fresca di torrente, per fermarla.
Così come l’attimo evanescente
di posseder cogli occhi queste terre.
E nel sole già basso ai vetusti tetti
ti prende quella malinconia
che s’accompagna ai ricordi
e alle cose perdute.
Nel cielo terso vedo già l’infinito.
(già pubblicata su Antologia Pometina Vol.I E. Pomezia-Notizie 1985)