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sabato 25 agosto 2007

ACQUE D’ABRUZZO (1983)

Ginestre fiorite lungo la strada
sfumano nella velocità del tempo,
un bagliore opaco
sul profilo bruno delle montagne.

Come il mistero del vento
che canta tra i boschi
d’oleandri la sua nota d’argento.

E ti chini a sfiorare l’acqua
fresca di torrente, per fermarla.
Così come l’attimo evanescente
di posseder cogli occhi queste terre.

E nel sole già basso ai vetusti tetti
ti prende quella malinconia
che s’accompagna ai ricordi
e alle cose perdute.

Nel cielo terso vedo già l’infinito.

Giuseppe Marchi
(già pubblicata su Antologia Pometina Vol.I E. Pomezia-Notizie 1985)

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