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sabato 23 giugno 2007

E bere

(Roma 1981)

E bere in un bicchiere
Calice di puro cristallo
D’azzurro lontano
Nettare rosa dolce
Profumo d’arcano
Di favola antica o di mito.
E camminare per la strada
E guardare nel rosso del cielo
L’azzurro e poi il rosa
In matasse in germogli
Che in una lotta pacifica
Si fondono al verde
Di foglie vive di linfa umane
Si intersecano in venature scoscese
A rami rossi di pesco
In mille pensieri

G. Marchi

Homo

(1978)

Uomo? o solo piccolo atomo sperduto nella dannazione?
Uomo? o solo particella mobile nel firmamento?
Uomo? o solo l’essere imperfetto distruttore dell’universo?
Uomo? o animale immondo sporco di sangue e di merda?
Uomo! Perché non sai rispondere?

G. Marchi

Apocalisse

(1979)

Si spense sul monte
L’oro del sole
L’acqua divenne sangue
La paura morte
Ed io solo affamato deriso
Sono qui a contemplare
Le rovine del tempo
Senza più forze per ricominciare

G. Marchi

Utopia

(DIARIO -Millenovecentoottantuno)

Solo.
Il gocciolare costante del rubinetto
Il battere frenetico del cuore
Impazzito.
Ma è solo utopia
E’ la paura della realtà
La consapevolezza
Della fugacità del sogno.

G. Marchi

giovedì 7 giugno 2007

Terra


(DIARIO -Millenovecentoottantuno)


Il sole scende
Su un filo dorato
E si perde senza forza
Fra le montagne
Dai lampi di ghiaccio
Diamanti grezzi
Nella roccia antica
Su questa terra cade il sudore
Fatica umana e sangue
Gettato sulla vigna avara
Terra di sabbia
Che dà pochi frutti
Amari di miserie
Che mi appartiene
Con il suo odore
Acre di stalle
Con il pianto asciutto
Della madre che veglia
Per sempre
Il vecchio sta seduto
Ad appassire
Racconta inascoltato
Il racconto incomprensibile
D’amore e guerra
Lo inghiotte il tramonto
D’una sera ambigua d’agonia
Canzone antica
Come goccia sulla rena
La vanga spinta col piede
Prima di un istante
Di riposo eterno.

G. Marchi

Tramonto

(DIARIO -Millenovecentoottantuno)

Sono due righe d’orizzonte
Quattro schegge di sasso
A forma di casa
Legno ed ossa antiche
Ma parlano ancora
Una lingua diversa

Misteri e radici
Sono tra mura spallate
Sotto al sole d’agosto
Fra i fili d’erba alti
Mai calpestati
Il muschio si mangia
Il selciato.

Odo una parola atavica
Immensa saggia
Pianto senza lacrime
Assorto in pensieri
Lascio che la sera scenda
Su questi monti
Oscuri d’appennino.

G. Marchi

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