UOMINI (1994)
Ho perduto un piede
Ed una mano cadendo
Dalle rovine dell’incertezza
Adesso così storpio valico
La linea d’ombra
Nasco di nuovo, o Padre
Partorito dal tuo dolore
Oltre il confine
Che ci fa uomini
Rubrica dell'Accademia dei Tuttologi
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Ho perduto un piede
Ed una mano cadendo
Dalle rovine dell’incertezza
Adesso così storpio valico
La linea d’ombra
Nasco di nuovo, o Padre
Partorito dal tuo dolore
Oltre il confine
Che ci fa uomini
Or voglio, ma l’anima ne freme dolcemente
Rammentarci di un pomeriggio presto
Prima ancora che l’estate sia il sole del Palio
Che salimmo in cima alla città e di quel giorno
Noi due ne siamo segreti testimoni.
Il Duomo, i tetti rossi e il Mangia
Oscillavano al vento insieme ai tuoi capelli
E lo sguardo non si stancava di viaggiare.
C’era il silenzio immaginario delle case
Viste di lontano e potei ascoltare almeno allora
Le parole non dette dalle tue labbra.
Or voglio ricordarmi, amica mia,
con l’anima rapita da un oceano chiuso
sporti da quell’angusto merlo di tre metri
in cima a Siena e in mezzo al cielo intero
ci siam sentiti liberi davvero.
Accade di remare il vento
Come se fastidiosi punti di luce ovattassero
Quello che resta della città
Il centro della notte scorre via
Appagato di leggera brezza della vita.
Accade di calpestare le orme
del deja vù come librato volo
di noi sopra le cose tangibili
quello che resta della memoria.
Rigurgitato fuori dal buio prepotenza
Dei ricordi e dei sogni sul presente
L’invisibile ricerca in fondo alle mani
Quel che resta dell’impossibile amore
Il vero viaggio è quello senza ritorno
Lungo la strada disegnata dalle stelle
Incendiare i giorni della memoria
I muri dipinti dai sogni nostri
Milano è una ragnatela
Di fili d’acciaio
Il tram si inerpica nel dedalo
Dei palazzi nuovi.
Una notte portata via dal Naviglio
Ho visto il cuore immenso della città
Accesa di mille luci fluorescenti
Pulsava nascosto lontano dagli occhi
Indiscreti dei sentimenti.
Una vera città del futuro.
Sono stato felice un sospiro
Di attimo dimenticato
Il necessario ritorno
Alla fine d’ogni gesto.