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venerdì 18 novembre 2011

Equilibrio

(Roma, 28 settembre 2011)



Se esistere nell’oscuro passaggio

Della vita sommo inganno dei sensi

Percepisci vero o falso del caldo

Del sole lontano seguito dal gelo

D’ottobre maldestro solstizio

Di piante già spoglie e invisibile vento

Se la notte trascorre veloce alterna

Al giorno infinito vuoto a prendere

Di cose lasciate o trovate il sorriso

In fondo alla strada e il bacio silenzioso

Memento di sole vicino e caldo

E del mare abisso in cui la volontà scompare.

… non ci rimane – adesso - che raccontare

una storia diversa ai nostri figli

sfidando l’evidenza nera e cruda ma

mai la Ragione nostra che non possono offendere,

che non è neppure in vendita

in qualche luccicante vetrina del centro…



Giuseppe Marchi

giovedì 2 giugno 2011

Monologo

La morte sta alla vita come la pornografia sta all’amore.
Bastasse dire off.
Evitando le lacrime di quelli che restano.
Perdere lo struggente ricordo e il senso di abbandono.
Ma ricominciare  a camminare  e a vivere
Perché la morte non è mai esistita.
Anestesia del silenzio.
Bastasse dire on.
Ma la vita è solo miracolo.
Il piacere può essere ricercato o evitato.
Solo la vita c’è quando s’accende al giorno.
Col suo respiro affannoso.
Con la paura della notte.
Il nostro sguardo perduto nel labirinto
Giorni e città.
Non ho paura più.
La coscienza di padre e di uomo
è sopra la morte e il dolore
è seconda solo alla sorgente
meravigliosa che disseta la vita
e la fa splendere.
Quella mattina di sole e inverno.
Quando è bastato dire amore.
Chissà se ce ne ricordiamo più.
La libertà è nei tuoi occhi
Le mie mani piene di denaro
Non valgono un minuto
Davanti al mare.
A riposarci del troppo ridere
Del lungo e periglioso viaggio.
Mangio sapendo di farlo
Bevo il nettare del vino
Mi fumo un avana
Ricordando un posto
Remoto del cuore
Assaporando la speme
Del ritorno
Perché c’è sempre quel momento
In cui la strada curva
Tu guardi il cielo
E non è più lo stesso
Nubi umide hanno coperto il sole
Il vento ha infranto il vetro
E ci siamo rifugiati dentro un bar
A guardare la tempesta lasciare
Il posto di nuovo al sereno.
Così sarà alla fine.
Perché vivere è confondere
Il ricordo col sogno
Ma conoscere benissimo
Il proprio destino.
Che non è parlare
Ma pensare.

Giuseppe MARCHI

domenica 22 maggio 2011

Suoni

Che c’è oltre il rumore delle parole
Una siepe disegna un muro sullo sfondo
Si erge una torre che ti sembra 
La fine del treno e del viaggio
Urla certe volte il mare e tu dormi
Cullato dalla risacca che muove le barche
Nere ferme all’approdo
Che c’è quando le apparenti parole
Sussurrate per sbaglio a non dir niente
Celano l’abbaglio dei pensieri profani 
Occulto ci sembra allora il segno del tempo
Salta su una giostra mossa da questi suoni
M’appare solo adesso il gioco oscuro
La parabola maligna dei sentimenti
che sono la paura e il ricordo. 

Giuseppe MARCHI
(Cecina  giugno 2007)

sabato 7 maggio 2011

Silenzio Futuro

Solo.

Scende la sera
estiva con un prolungato
gemito di pioggia.
Il silenzio dello spazio
aperto è rotto dal respiro
tecnologico del computer.
Aspetto. Ma sembra già
un tipo di futuro.


Giuseppe Marchi

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